Palermo Graffiti. Sulla pelle della città
2024-2025
— Lavoro realizzato all’interno del Progetto di ricerca biennale finanziato dalla Commissione Europea con fondi NextGenerationEU e promosso dal Dipartimento di Scienze Umanistiche dell'Università di Palermo, incentrato su una ricognizione dello sviluppo estetico della Vecchia Palermo attraverso graffiti e opere spontanee di street art.

























:: IT
Descrivere una città significa, [...] come ha fatto Giovanni Scotti, intraprendere un viaggio nel tempo e nello spazio.
[...] Le fotografie di Scotti, [...] bene hanno colto l’idea di città come ambiente significante captando come sensori quell’esigenza, da parte dell’arte, di tornare nelle piazze, nelle strade, nei vicoli, nello spazio della vita vera. [...] Il racconto per immagini di Giovanni, [...] si è articolato nel rispetto per la complessità del territorio traducendosi nella necessità di stabilire un rapporto profondo con il contesto storico, ambientale, antropologico di Palermo, evidenziandone i nessi e non tralasciando, come insegnano gli psicologi dell’ambiente, le impronte plasmate dall’uomo. [...]
C’è, pertanto, una visione politica nello sguardo di Scotti evidente sia in alcuni suoi lavori precedenti, arrabbiati, arrabbiatissimi, quali Cinneman Heart (2016-2019) e Innobiliare Sud Ovest (2020- 2023), sia negli scatti di questa recente avventura siciliana. Una prospettiva politica sull’oggi intesa non come propaganda né come facile scorciatoia per il conseguimento di visibilità ma, nell’accezione etimologica del termine, come interesse partecipato alla “cosa pubblica”. Un punto di vista che a me piace pensare in continuità con quella linfa vitale che dai primi decenni del Novecento ha creduto in una poetica in cui l’arte avesse il compito di occuparsi delle questioni aperte della società. E proprio su questo fronte gli scatti dell’artista, con la forte capacità di risonanza che attivano, sparigliano opportunamente le carte demolendo ogni rischio di prevedibilità.
L’occhio di Giovanni, analogamente a quello di un antropologo, evidenzia sia la rinnovata/ritrovata irruzione del sacro, attraverso l’arte, nella quotidianità sia l’immagine non stereotipa del capoluogo siciliano come città attraversata da un forte quanto fervido senso di religiosità. [...] Uno sguardo, il suo che, con apprezzabile sensibilità, attiva nello spettatore un interessante cortocircuito ribaltando la radicata certezza che considera i nostri anni come caratterizzati da un’assenza del sacro, restituendo di Palermo il ritratto di una città che, forse, già conoscevamo ma su cui prima non avevamo riflettuto attentamente.
(Gabriella De Marco, storica dell'arte)
dal testo critico "Palermo tra spazio e racconto nella fotografia di Giovanni Scotti", nel volume Palermo Graffiti. Sulla pelle della città, Edifir, 2025
Se lo strumento per documentare la perlustrazione della superficie urbana è per forza di cose la fotografia, la chiave interpretativa necessaria per renderla espressione di una art-based research deriva dall’occhio critico di un artista abituato prima a guardare con i propri occhi per poi catturare ciò che vede con l’obiettivo. [...].
A guidare l’indagine vicolo per vicolo nella Vecchia Palermo, pertanto, è la cifra artistica di un fotografo urbano abituato ad adattare continuamente le proprie intenzioni a quanto emerge dai luoghi che frequenta. Come un paziente pescatore di paesaggi, Scotti riesce a rendere la fotografia qualcosa di altro attraverso lunghe sessioni di posa, facendone un oggetto a sé che non riproduce il posto inquadrato, bensì lo rappresenta in una sua precisa atmosfera e situazione spaziotemporale. Questo stile e carattere del fotografo napoletano sono maturati per volontà di raccontare gli ambienti che frequenta con un rigore apparentemente impassibile, per certi versi simile alla scuola di fotografia di Düsseldorf, dai coniugi Becher ad Andreas Gursky. Tuttavia, la luce negli scatti di Scotti è molto soggettiva e totalmente mediterranea, poiché è la luce con cui è cresciuto e che gli serve per raccontare I paesaggi dal suo punto di vista. Un aspetto essenziale di questa filosofia artistica è quella di favorire il lavoro su pellicola, specie a rullo di medio formato, come nella vecchia scuola della fotografia di paesaggio italiana di Giovanni Chiaramonte e Luigi Ghirri per osservare un luogo che ci guarda e viene guardato.
[...] Nella fotografia di Scotti il posto scelto si mostra come sequela di ambienti vissuti o rivivibili, seppur abbandonati, che racconta del diritto a riappropriarsi di spazi civici intesi quali bene pubblico di cui la collettività si può riappropriare culturalmente e fisicamente. E il discorso si fa ancora più sociale e politico, laddove l’artista napoletano interpreta il suo ruolo di Public Artist reinterpretando le sue foto e rimettendole in circolazione attraverso ironiche azioni come con la finta agenzia immobiliare Innobiliare Sud Ovest (2020-2023), tesa a stigmatizzare i voraci appetiti capitalisti circa gli immobili dismessi dallo Stato. Rivolgendosi agli spazi aperti di interi quartieri o coste marittime nel Mezzogiorno, la riflessione di Scotti si spinge addirittura oltre l’aspetto economico delle cosiddette riqualificazioni, indicando come punto d’approdo la mancata tutela della salute pubblica, come accade per la caldera vulcanica di Agnano o per la scogliera di Bagnoli.
[...]
Quella di Giovanni Scotti pare dunque una cifra artistica ideale per lanciare uno sguardo sulla Vecchia Palermo, cogliendone i vuoti urbani e il pieno di rovine che la Street art e il Nuovo muralismo stessi hanno saputo sottolineare negli ultimi anni. Se il contesto urbano nel Mezzogiorno risulta certamente a misura del fotografo napoletano, la necessità di interpretare il lavoro artistico di qualcun altro è d’altra parte una sfida assai delicata. Per affrontarla, come già esposto nei precedenti capitoli, la scelta di Scotti è risultata quella di dotarsi di due apparecchi, una fotocamera digitale per le panoramiche e un’istantanea Fujifilm per i dettagli parietali. Soprattutto questa seconda tecnica vuole essere metaforica e poetica allo stesso tempo, riuscendo a cogliere e trasporre il carattere intrinsecamente effimero della Street art di tipo spontaneo, ossia quello destinato a scomparire per lo sgretolamento del supporto murario oppure per superfetazione di successivi contributi visivi. Il singolo scatto in Fujifilm, pertanto, è giustificato dalla volontà di rispettare la caducità e unicità del soggetto rappresentato che, come per tutte le opere pittoriche, è realizzato in un’unità più o meno deperibile. Allo stesso modo, il supporto fotografico dell’istantanea rappresenta già la singola unità fotografica risultante, con tutti i rischi del caso circa il corretto sviluppo nell’immediato e della tenuta dello scatto nel tempo.
(Diego Mantoan, storico ed economista dell'arte contemporanea)
dal testo "Con occhio critico", nel volume Palermo Graffiti. Sulla pelle della città, Edifir, 2025
:: EN
Describing a city therefore means, [...] undertaking a journey through time and space.
[...] Scotti's photographs have captured the idea of the city as a significant environment, sensing the need for art to return to the squares, streets, alleys, and spaces of real life.[...] Giovanni's account in images, [...] has been structured with respect for the complexity of the territory, resulting in the need to establish a deep relationship with the historical, environmental and anthropological context of Palermo, highlighting the connections and not neglecting, as environmental psychologists teach us, the imprints shaped by man. [...]
Hence, there is a political vision in Scotti's gaze that is evident both in some of his previous works, angry, very angry ones, such as Cinneman Heart (2016-2019) and Innobiliare Sud Ovest (2020-2023), and in the shots of this recent Sicilian adventure. A political perspective on the present day, not intended as propaganda or as an easy shortcut to gain visibility, but, in the etymological sense of the term, as interest in “public affairs”. A point of view that I like to think of as being in continuity with that lifeblood that since the early decades of the 20th century believed in a poetics in which art had the task of dealing with the open questions of society. And it is precisely on this front that the artist's shots, with the strong capacity for resonance that they activate, suitably mix the cards up, demolishing any risk of predictability.
Giovanni's eye, like that of an anthropologist, highlights both the renewed/rediscovered irruption of the sacred, through art, in everyday life and the non-stereotypical image of the Sicilian capital as a city crossed by a strong and fervent sense of religiosity. [...] His gaze, which is appreciably sensitive, triggers an interesting short circuit in the spectator, overturning the deep-rooted certainty that our years are characterized by an absence of the sacred, and instead restoring a portrait of Palermo as a city that, perhaps, we already knew but had never carefully reflected upon.
(Gabriella De Marco, art historian)
from the critical text "Palermo: space and narrative in the photographs of Giovanni Scotti", in the book Palermo Graffiti. Sulla pelle della città, Edifir, 2025
If the tool for documenting the exploration of the urban surface is necessarily photography, the interpretative key necessary to make it an expression of art-based research derives from the critical eye of an artist who is used to looking with his own eyes before capturing what he sees with a camera lens. [...]
Thus, guiding the investigation, alley by alley, in Old Palermo, is the artistic talent of an urban photographer well-accustomed to continuously adapting his intentions to what emerges from the places he visits. Like a tireless fisherman of landscapes, Scotti manages to turn his photography into something else through long exposure sessions, transforming it into an object in itself that doesn't reproduce the place he's photographed, but rather represents it in its own precise atmosphere and space-time situation. This style and character of the Neapolitan photographer have matured through his desire to narrate the environments he encounters with an apparently impassive rigor, in some ways similar to the Düsseldorf school of photography, from
the Bechers to Andreas Gursky. However, the light in Scotti's shots is very subjective and totally Mediterranean, since it is the light he grew up with and which he uses to describe the landscapes from his point of view. An essential aspect of this artistic philosophy is to favor working with film, especially medium format rolls, as in the old school of Italian landscape photography of Giovanni Chiaramonte and Luigi Ghirri, to observe a place that looks at us and is looked at.
[...] In Scotti's photography, the chosen place is shown as a sequence of lived-in or relivable environments, albeit abandoned, which speaks of the right to reclaim civic spaces intended as public goods that the community can reclaim culturally and physically. Moreover, the discourse becomes increasingly social and political, as the Neapolitan artist plays the role of Public Artist by reinterpreting his photos and putting them back into circulation through ironic actions such as the fake real estate agency Innobiliare Sud Ovest (2020-2023), aimed at stigmatizing the voracious capitalist appetites for properties decommissioned by the State. Addressing the open spaces of entire neighborhoods or coastlines in Southern Italy, Scotti's reflection goes even further than the economic aspect of so-called redevelopment, pointing to the lack of protection of public health as a landing point, as is the cases of the volcanic cauldron of Agnano or the Bagnoli reef.
[...]
Giovanni Scotti's work therefore seems to be an ideal take to cast a glance over Old Palermo, capturing the urban voids and the abundance of ruins that both Street Art and New Muralism have been able to emphasize in recent years. If the urban context in Southern Italy is certainly suited to the Neapolitan photographer, the need to interpret someone else's artistic work is on the other hand a very sensitive challenge. To face this challenge, as already explained in the previous chapters, Scotti decided to use two cameras, a digital one for the panoramas and a Fujifilm instant camera for the wall details. This second technique is particularly intended to be at once metaphorical and poetic, managing to capture and transpose the intrinsically ephemeral character of spontaneity in Street Art, that is to say, the kind destined to disappear due to the crumbling of the wall support or the superimposition of subsequent visual contributions. The single shot in Fujifilm, therefore, is motivated by the desire to respect the transience and uniqueness of the subject represented which, as with all pictorial works, is created in a more or less perishable unit. In the same way, the photographic medium of the snapshot already represents the single resulting photographic unit, with all the risks involved regarding the correct immediate development and the durability of the shot over time.
(Diego Mantoan, contemporary art historian and economist)
from the text "A critical eye", in the book Palermo Graffiti. Sulla pelle della città, Edifir, 2025