D’Ambrosio o artigiani del plexiglass
foto di Giovanni Scotti / testi di Danilo Re
— Ogni mese il fotografo Giovanni Scotti propone percorsi, di immagini e parole, che lo hanno portato a incontrare alcune professionalità uniche di Napoli. Persone che credono nel loro speciale mestiere e che a questo hanno consacrato una vita.










Di plexiglass abbiamo questa definizione: materia plastica succedanea del vetro, ottenuta per poliaddizione di esteri dell’acido metacrilico. Occorrerebbero svariate letture per cercare di dare un significato plausibile ad un linguaggio oscuro per i non addetti ai lavori. Diciamoci la verità: di polimetilmetacrilato non ci abbiamo mai capito molto. Alla materia plastica gli esperti associano prodotti commerciali quali Perspex, Lucite, Altuglas, Setacryl , Vitroflex. Senza dimenticare Limacryl o Resartglass. Una lampadina inizia almeno a riscaldarsi quando ascoltiamo il termine “Plexiglass”, che ai più risulta essere già stato riproposto. Con buona pace dei polimeri del metacrilato di metile e dell’infinità di formule e proporzioni chimiche da un lato, a chi non è capitato di trovarsi in confusione quando, parlando di Napoli e delle sue meraviglie, non introduciamo nel flusso ininterrotto del discorso la suddetta materia plastica succedanea del vetro? Ad un tratto, i due argomenti, all’apparenza mostruosamente distanti, convergono su di uno stesso sentiero. Ci aggiriamo tra le botteghe di Rua Catalana. Scorgiamo l’insegna “D’ambrosio - Lavori in Plexiglas”. Entriamo.
Ad accogliermi, oltre la scrivania, composta da svariati fogli di quella famosa materia plastica, piegati e modellati secondo un gusto artigiano, c’è il giovane Giovanni Ciaramella che con un certo orgoglio racconta la storia della ditta. “Tutto nasce nel Millenovecentocinquantotto, per volontà di mio nonno, Sabato D’Ambrosio”. Purtroppo il fondatore non è presente alla narrazione familiare, essendo venuto a mancare in gennaio. Una foto, su di una mensola, lo ricorda. Il design, qui nella Rua, tra le innumerevoli botteghe artigiane è di casa da sessant’anni, o più. “Negli anni è certamente cambiata la tecnologia di lavorazione, a seconda delle esigenze e delle richieste dei clienti, dall’arredo nelle abitazioni sino ai negozi”.
Giovanni mi mostra alcune riviste contenenti dei riferimenti all’attività familiare. Sulla ditta infatti si è focalizzata l’attenzione dei media e della critica artistica. Ci troviamo pur sempre in una delle strade consacrate all’artigianato, tra botteghe nelle quali ancora oggi si susseguono cicli di lavorazione ancestrali. Qui si modellano il ferro ed il rame. A memoria della fatica artigiana, qui l’artista napoletano Riccardo Dalisi ha curato con proprie opere la riqualificazione dell’arredo urbano della via, adornandola con i propri creativi lampioni. Ritorniamo alla storia dei D’Ambrosio, alle vicende del plexiglass napoletano. Lo stesso Dalisi rimarrà attratto dalle lavorazioni innovative della ditta. “Ho la grande fortuna di aver ereditato quest’arte da mio padre e mio zio, che prima di me lo appresero da mio nonno”. Con Giovanni siamo già alla terza generazione. “Mio nonno voleva che intraprendessi gli studi in veterinaria. Ha vinto però questa mia grande passione”.
Una teca del particolare materiale contiene un personaggio della tradizione napoletana. Una mensola dello stesso particolare materiale regge su di sé il carico dei modelli in scala di famosi ciclomotori. Esiste una fluida soluzione di continuità tra il moderno e l’antico. Protagonista di contorno è il plexiglass. Osservo un capitello dalle forme morbide e dallo spessore trasparente. Apprezzo l’evoluzione del gusto. Sagome antiche per un design tutto moderno. “Laddove non arriva la fresa, sopraggiungono le nostre mani, con le quali sagomiamo e moduliamo a piacimento del committente il materiale”.
Vince, alla fine di ogni discussione, quel sentimento che conduce alla bellezza. Alla ricerca di nuove terrazze da cui ammirare il golfo ed i suoi gioielli artistici, scorgo una nuova cartolina di Napoli. Si stagliano in sequenza sulla scena Castel dell’Ovo, il colonnato della Basilica di San Francesco di Paola e altre indistinte guglie, alle spalle il Sole come un cerchio infuocato. Ho davanti un’opera d’arte, in plexiglass.