Luciano Messere, passione in cornice
foto di Giovanni Scotti / testi di Annamaria Cerio
— Ogni mese il fotografo Giovanni Scotti propone percorsi, di immagini e parole, che lo hanno portato a incontrare alcune professionalità uniche di Napoli. Persone che credono nel loro speciale mestiere e che a questo hanno consacrato una vita.










“Nella splendida cornice di un sontuoso baluardo d'artigianato artistico, situato nel cuore del quartiere Vomero, si cela Luciano Messere”; ecco l'incipit perfetto, con il quale meritarsi una ramanzina altrettanto di rispetto da un caro amico e maestro del giornalismo italiano. Troppo scontato. Così non va. Eppure in questa bottega di due stanze, l'una decorata da una fine cornicetta in gesso, e l'altra a esibire la possente intelaiatura, di nude travi in legno al soffitto, ogni elemento ribadisce un concetto di fondo tanto semplice quanto chiaro: qui arte e manualità si compenetrano in un matrimonio all'insegna di una bruciante passione.
Mi faccio largo tra stanghette di legno dalle sezioni, colori e grandezze più disparate, evitando scatole di chiodi, barattoli di vernice e attrezzi che non riconosco, finché vedo una done e un uomo discutere vivacemente: “Buongiorno signora – saluto, individuando l'elegante addetta alle vendite – avevo un appuntamento ale 12...” accenno distrattamente all'intervista, tanto per giustificare la mia presenza lì, e l'intromissione nell'accesa conversazione. “Oh no, cara, io non lavoro qui” fa lei, “Piacere, Luciano Messere – aggiunge con distinzione lui. Stiamo ‘decidendo’ una cornice”. Tra quelle righe leggo una spiegazione che mi includa nel discorso, eppure un gentile monito che mi suggerisce di restarne prudentemente fuori. Questa “conoscenza” non nasce sotto i migliori auspici, penso, finché la discussione tra i due non sovrasta la vocina della mia coscienza: cornice doppia o singola, arredamento e luminosità dell'ambiente in cui sarà posizionata, opera che mira a valorizzare, preferenze cromatiche della committente, aggiunta di passpartout ... sono rapita; ma davvero decidere per un oggetto tanto semplice è così complesso?
“La scelta di una cornice è un processo articolato: occorre sempre confrontarsi con il cliente per trovare il giusto compromesso che valorizzi l'opera da incorniciare e il contesto in cui questa sarà inserita”: le parole del signor Messere giungono a destarmi da uno stato d’ipnosi in cui mi sono abbandonata, cullata dal sonante ticchettio delle decolleté della deliziosa avventrice, che guardo imboccare l'uscita del negozio fiera di un incontro-scontro che, se non la vittoria del diverbio, le regalerà un’ottima soluzione d'arredo. L’artigiano è ora dall’altra parte del bancone, che rimette in ordine i campioni accuratamente vagliati con la donna. La sua, racconta, è una passione di quelle travolgenti: negli anni ’80, grazie a un diploma in chimica, lavorava nel settore petrolifero, ricoprendo un ruolo di un certo peso, che a fine mese gli fruttava un introito di tutto rispetto... eppure, “perché fossilizzarsi nei combustibili fossili – si chiese – quando il dolce richiamo dell'arte non smetteva di solleticargli la mente?!”. “Galeotto” fu il suocero, con la sua importante galleria d'arte, e una “fame” del bello che in ogni istante guidava ricerca e sguardo di Messere: fu così che, lasciato il precedente impiego, il nostro diede vita al suo primo punto vendita. Ci volle poco perché la frequentazione assidua degli ambienti dell'arte, combinata all'innato senso estetico dell'artigiano, ne facessero un ricercato punto di riferimento nel suo settore.
Garbato, colto, raffinato, le parole di Luciano Messere sono accompagnate da misurati gesti di mani altrettanto eleganti, che sembrano confermare l'idea dell'artigianato di un lavoro tanto “di braccia quanto di testa”.
“Le perverse logiche di chi ci governa – afferma con convinzione – hanno svilito l'identità degli Istituti Professionali demotivati e demotivanti nei confronti dell'artigianato e della piccola industria, spina dorsale del nostro Paese”. E mano a mano che la conversazione procede, ecco aprirsi ai miei occhi un mondo d’impulso economico sfumato, di una ricchezza in termini materiali e d’ingegno umano senza pari, della gravità di un’interruzione dei processi tramandativi del sapere e del saper fare propri della nostra cultura... ed è così che capisco come, per Luciano Messere, la “cornice” da semplice “contorno” diviene protagonista, tanto quanto la più bella delle opere d'arte.