Il legno, la materia prima che è stata la prima materia
foto di Giovanni Scotti / testi di Danilo Re
— Ogni mese il fotografo Giovanni Scotti propone percorsi, di immagini e parole, che lo hanno portato a incontrare alcune professionalità uniche di Napoli. Persone che credono nel loro speciale mestiere e che a questo hanno consacrato una vita.










“I sogni son desideri chiusi in fondo al cuor. Nel sonno ci sembran veri. E tutto ci parla d’amor”. È proprio vero, quando a riccio ci chiudiamo nelle bolle della notte avvolti in morbidi piumoni, chiudiamo gli occhi e sogniamo. La nostra immaginazione vola verso luoghi sconosciuti, residenze incantate o giardini profumati. Coloriamo a piacimento una realtà tutta nostra con tonalità variopinte che si mescolano con un cielo plumbeo e la natura, in tutte le proprie fantastiche forme. Protagonista della nostra quiescenza, del nostro dormiveglia c’è un castello. Impugniamo un pennello. Lì abbiamo sistemato i secchi colmi di ogni tempera. Adorniamo con i colori della nostra anima i muri e le volte di un edificio che appartiene alle favole. Una principessa scenderà per le anguste scalinate. Un cocchiere sulla carrozza attenderà sua altezza al cancello della residenza. “Non disperare del presente ma credi fermamente che il sogno realtà diverrà”.
Vincenzo Onorato ha la propria bottega al civico Cinquantanove di Via Montesanto, a metà strada tra i ”carnacuttari” della Pignasecca e gli opifici del quartiere scampati all’inarrestabile processo di globalizzazione che – ahimè – colpisce alcune sacche di produzione artigianale della Città. Mi piace dire che Vincenzo sia uno degli ultimi sopravvissuti dediti a mercificare a buon prezzo, con grande dignità, oggetti di artigianato per altri artigiani. Non propone cassapanche vintage o “strummoli” rimasti invenduti agli scugnizzi di qualche decennio fa. “Provengo da generazioni di ebanisti e falegnami - ci dice - Mio nonno aveva la propria bottega in via Ventaglieri, proprio qui, in questa zona. All’inizio degli anni Trenta l’attività di mio nonno purtroppo subì un tracollo e fu costretto a chiudere”. Diversa fu la fortuna che toccò al padre di Vincenzo, che si prodigò nelle attività di ebanisteria e falegnameria. Correvano gli anni Cinquanta. “Il mio percorso è stato differente. Nel Settantotto acquisii il diploma di analista contabile. Mi dividevo tuttavia tra il lavoro in ufficio e la segheria. Dovevo scegliere. Alla fine, vinse la mia passione per il legno tramandata di generazione in generazione”. Oggi la falegnameria non esiste più, resiste la bottega tra l’oggettistica sulla quale applicare tecniche di découpage e gli affascinanti giocattoli, per carità mai sofisticati.
Giocano le bambine ed i bambini, i puri di cuore ed i nostalgici della fanciullezza andata, immaginandosi all’interno di sfarzose dimore principesche. Portano le proprie mani all’interno di bagni in miniatura, adornati da semplici colori, che a chiazze ricoprono i particolari di un insieme sobrio. Uno specchio è incastonato su di una parete arancione. I pomelli rossi e blu troneggiano su di una vasca semplice. Rimarrà in questo stato finché uno stravagante artista non deciderà di colorarla con stravaganti tonalità. E ancora, nel castelletto per bambini non manca una stanzetta, anche questa per bambini. Un pupazzo giace appoggiato alla parete. L’occhio poi cade su di un letto a castello, un sogno da fanciulli. Infine,resta immobile la cucina, laboratorio nel quale alle volte creare, per lo più pasticciare.
La bottega di Vincenzo è adornata da un’eleganza che evoca un gusto antico, di quando i ragazzetti giocavano per le strade ed il fai da te, all’interno delle abitazioni, era una prassi più che una moda. Il bricolage è qui di casa da oltre trent’anni. Certo i tempi del fare da sé subiscono un graduale rallentamento, complice il mercato che aderisce ai vezzi e alle esigenze di una società che cambia. Vincenzo non nega quest’aspetto, pur restando fedele ad una vita semplice come il legno.
Il mondo cambia. Ciò che avrei potuto fare io, ora lo faranno altri per me. I bambini diventano adulti. Vincenzo resta al civico Cinquantanove di via Montesanto. “Il legno ravviva ogni cosa. È la materia prima che è stata la prima materia. È la stessa natura del legno che porterà anche le nuove generazioni ad avvicinarsi a questo straordinario materiale, per sempre.”