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Se la puteca è un covo di artisti

 

foto di Giovanni Scotti / testi di Stefano Prestisimone

— Ogni mese il fotografo Giovanni Scotti propone percorsi, di immagini e parole, che lo hanno portato a incontrare alcune professionalità uniche di Napoli. Persone che credono nel loro speciale mestiere e che a questo hanno consacrato una vita.

Ci sono pulcinella che occhieggiano da ogni angolo, maschera nera, naso ricurvo. Corni minuscoli o giganteschi, adagiati o in piedi quasi come simboli erotici, acquarelli delicati e dipinti post moderni. Sculture che attraversano stili, satiri e demoni, e poi chitarre e mandole in fase di costruzione (prestate dal liutaio attiguo) e un manichino trasformato in uomo-sandwich che ti accoglie indicandoti l’entrata. E’ la stramba e affascinante “Puteca ‘ell’arte”, in vico San Domenico Maggiore 11, a due passi da un luogo mistico come piazza San Domenico Maggiore e immerso nella magia alchemica del principe di Sansevero e del Cristo Velato. Nel clou degli itinerari turistici, tra frotte di studenti che bivaccano e suonano, saltimbanchi, percussionisti. Lo ha aperto sette mesi fa un allampanato giovane napoletano, Fabrizio Esposito, artista con forte propensione alla pittura, 27 anni, tentativi di studio all’Accademia delle Belle Arti e poi il tuffo nel suo mondo adorato grazie all’aiuto di papà, che gli ha consentito di aprire la “puteca” che ha preso il posto di un altro luogo particolare e misterioso quale era il piccolo negozio/atelier di Ciro Vignes, scultore e appassionato di oggetti particolari, che ha lasciato a Fabrizio un’eredità artistica e l’atmosfera speciale che aveva creato in quei pochi metri quadrati.

Quando ha preso possesso è scattata subito la vena genialoide. “Avevo bisogno di attrarre l’attenzione, per fare in modo che chi passeggiava in piazza venisse incuriosito da qualcosa – racconta Fabrizio – così ho pensato ad un manichino, che mi sono procurato grazie ad un amico. Poi è cominciata l’opera di trasformazione, un cilindro vecchio, giacca con grossi bottoni colorati e pantaloni a tema, baffi azzurri, una bella cravatta e un cartello con una freccia: “Puteca ‘ell’arte”. Ha funzionato perché la gente è arrivata subito e ha anche apprezzato i miei quadri, compresi molti turisti. Una signora che aveva visto i miei dipinti su Facebook è arrivata da Londra e ha fatto una puntatina nel mio negozio, andando via con due miei quadri. Gran momento”.

Poi il racconto di Fabrizio continua. “E’ un’avventura affascinante per me che sono un artista nell’anima e anche un amante della mia città, un patriota vero e legato al movimento “Sii turista della tua città”, nato quasi per gioco e che poi nel tempo ha riscosso sempre più successo, ma anche attirato critiche e denunce”, spiega Fabrizio che ha aperto questo spazio che è un po’ galleria d’arte, un po’ laboratorio. “Un sogno che si avvera – riprende lui – ma un luogo che non può e non deve mai restare fermo, statico. A me piace cambiare, rivoluzionare e dunque ora la ‘puteca’ è già in via di trasformazione radicale. Tra breve andranno via corni e pulcinella e il focus sarà l’arte in senso lato”.

L’avventura non è più in solitario, ora c’è un partner che pare agli antipodi da Fabrizio che è schivo e compito. Phelipe Tracò ha look da cowboy metropolitano, parlantina scioltissima, sicuro di sé. Triestino di nascita ma cittadino del mondo, 26 anni, pittore di talento, ha trovato nella “puteca” un luogo dove finalmente fermarsi dopo essere stato in giro per Italia e Europa. Hanno stretto un’alleanza e assieme promettono faville: “Il progetto è ben chiaro e definito nelle nostre teste: vorremmo trasformare vico San Domenico Maggiore nella strada dell’arte di questa città”, dicono in coro.

Una via degli artisti, una piccola Montmartre, dove ci sono pittori agli angoli delle strade, profumi di tempere, oli e cere. Quale luogo migliore vista l’atmosfera speciale della Napoli antichissima che circonda il vicoletto suggestivo.

“Ci proveremo, speriamo di riuscirci – continua Phelipe – sarebbe fantastico creare una rete, ospitare artisti e organizzare eventi”. Ovvero performance, live painting, dando la possibilità di ammirare il procedimento creativo, come si lavora ad un’opera, la genesi e lo sviluppo.

Dunque la “puteca” diventerà una galleria d’arte ma anche la casa dell’arte di strada, sfruttando soprattutto gli spazi esterni. “L’idea è esporre dentro e fuori, anzi soprattutto fuori, creando un concept come a Soho, quartiere di New York che vive d’arte – concludono Esposito e Tracò -, il laboratorio che sta sul soppalco diventerà una stanza di accoglienza, un ufficio dove poter incontrare gli ospiti. Alle nostre opere lavoreremo altrove, mentre trasformeremo anche il seminterrato che abbiamo scherzosamente battezzato ‘il salottino del complotto’. Già da questa estate scatterà l’operazione dei dipinti live in strada e speriamo che nessuno abbia da ridire. Vogliamo solo portare un contributo d’arte alla città”.

© 2025 Giovanni Scotti

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