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L'antro del Sireno

 

foto di Giovanni Scotti / testi di Danilo Re

— Ogni mese il fotografo Giovanni Scotti propone percorsi, di immagini e parole, che lo hanno portato a incontrare alcune professionalità uniche di Napoli. Persone che credono nel loro speciale mestiere e che a questo hanno consacrato una vita.​​​

Via Lepanto o Traversa Andolfi non sono le indicazioni corrette, specifiche per un luogo collocabile sulle carte geografiche. Asserire con una certa sicurezza quanto distino dalla nostra posizione tali indirizzi non ci interessa. Tutto prescinde dalla nostra sensibilità, dalla nostra immaginazione, quasi a voler raccontare di posti impossibili, irrintracciabili se non per fortuna o per conoscenza di conoscenze. Alfonso Sorrentino ci saluta da lontano, seduto su di una poltrona rossa, nel punto più interno del proprio antro. Vive tra gli oggetti antichi e moderni, coltiva il gusto estetico. Lungi dal considerarlo un materialista, tutt’altro.

La passione ha scelto Alfonso. Alfonso ha preferito lasciarsi attrarre dall’inebriante fragranza della passione. “Questo è un lavoro che ho scelto e mi ha scelto. Sin da bambino avevo questa passione per l’arredamento, la scenografia, peregrinavo tra i mercati. Ho incominciato a viaggiare tra l’Italia, la Francia e l’Inghilterra”. Alfonso guarda colui che lo interroga, cerca, ci prova, e si perde con naturalezza nel sogno delle proprie cose, testimoni mute di vecchie storie. Dicevamo, ama l’estetica. È cortese. Possiede un’eloquenza educata.

Finalmente arriva la ricerca e Alfonso Sorrentino dal proprio scanno s’illumina. “Scoprire un oggetto, evocando il ricordo delle mani attraverso le quali è trapassato. Esiste un filo conduttore tra i vari trapassi”. Cerca le storie per una materia animata, con un’anima. Non soltanto suggestioni, bensì emozioni. “Mi interessa conoscere le persone che hanno posseduto quel determinato oggetto. Siamo custodi degli oggetti, che restano immortali”. L’essenza degli oggetti si adorna di complementi sempre nuovi per un ciclo di vita infinito. “Mi piace riflettere sul senso di continuità degli oggetti. Siamo innanzitutto degli appassionati, dei collezionisti di vite passate, di testimonianze”.

Eccolo Alfonso Sorrentino, perfezionista del gusto, eternamente affezionato. “Vivo di continui innamoramenti”. Si emoziona e sussulta per poco perché un’altra creatura incontra i suoi occhi, ed è subito eterno amore. “La vendita alimenta l’acquisto, secondo un meccanismo vorticoso, se vogliamo infinito, è una malattia”. Chi è quel tale capace di tenere a bada i bollenti spiriti in presenza di essenze eteree, a proprio parere mistificate o magiche? “Parliamo di passione o follia, è la stessa cosa. Va bene così”.

Gli innamoramenti finiscono. “Coltivo il gusto. La mia è una continua ricerca che procede verso un evoluzione imperitura, perenne, che non si assopisce”. Capita alle volte, ne va dato atto, che non ci si possa riconoscere più in qualche oggetto, perché anche noi siamo forse esseri in divenire le cui pulsioni mutano e si trasformano ai differenti stimoli. “Mi rivedo in una fase più creativa. Avverto che il mio gusto cambia. Si trasforma, in definitiva” Gli oggetti che erano non saranno più, proprio come gli esseri umani, che ridono e spesso piangono. Il ricordo rimane imperituro, cristallizzato nella memoria non scritta che plasma la vita ed il divenire dell’umanità. Sono questi oggetti per gli uomini.

© 2025 Giovanni Scotti

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