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Una borsa è per sempre

 

foto di Giovanni Scotti / testi di Danilo Re

— Ogni mese il fotografo Giovanni Scotti propone percorsi, di immagini e parole, che lo hanno portato a incontrare alcune professionalità uniche di Napoli. Persone che credono nel loro speciale mestiere e che a questo hanno consacrato una vita.

L’appuntamento era stato fissato per le quattro e mezza del pomeriggio, un orario intermedio, a metà strada tra le quattro e le cinque dello stesso giorno. Chi scrive aveva concordato con l’artigiano Luca Talarico un orario d’appuntamento che in altre maniere definiremmo “alla napoletana”, pasteggiando un buon caffè, nell’attesa di Maria Marciano. Si dice, quasi di rito, che dietro grandi uomini vi siano grandi donne. Bene, dietro gli artigiani vi sono quasi sempre delle donne, delle quali i primi assecondano i gusti ed il volere. Maria e Luca sono uniti. Lo si sente, lo si apprezza. Condividono il bancone da lavoro nella bottega al civico otto di via Domenico Capitelli, nel cuore del centro antico della Città, a due passi da Piazza del Gesù, dando continuità all’antica tradizione familiare della lavorazione artigianale del cuoio per la produzione di borse e accessori.

Per arrivare a capo di questa lunga storia familiare è necessario procedere di molto a ritroso nel tempo. “La ditta nasce come ombrellificio nel Milleottocentosessanta. – Racconta Luca – Nel Millenovecentoventiquattro incominciò la lavorazione delle pelli, sulla quale noi ci siamo specializzati. Da bambino, soprattutto nei periodi estivi, andavo giù in bottega da papà. Imparavo il mestiere. Oggi ci troviamo in questa bottega in via Capitelli ma la nostra attività nasce nei Quartieri Spagnoli”.

Maria e Luca propongono pezzi unici, corredati da un gusto particolare, innovativo. Parliamo delle immagini da cartolina ricamate sul cuoio, rappresentanti con colori vivaci i paesaggi suggestivi del Golfo più famoso e celebrato, nelle duplici atmosfere, di giorno e di notte. Una naturale evoluzione, nata dal gusto e dalla ricerca dei due artigiani, è la raffigurazione, sempre sul cuoio, dello scenario da quella “finestra di Marechiaro”, così tante e tante volte decantata dai testi di quel sommo poeta che fu Salvatore Di Giacomo. Sono pezzi unici. “Anche complicati da realizzare. – Aggiunge Luca – Non avendo noi catene di produzione”.

Luca e Maria si dividono il lavoro quotidiano. A volte Luca scherza: “Maria dispone ed io eseguo”. Poi riprende: “Decidiamo insieme sul lavoro da svolgere, la mattina, magari la sera per il giorno successivo”. Allora Maria Marciano suggella: “Siamo mente e braccio”. E Luca Talarico aggiunge: “C’è un forte affiatamento tra marito e moglie, così come si vive in casa così si vive nel negozio. C’è amore”. Insieme danno voce al nuovo artigianato, che nasce e vive di linfa proprio nella metropoli napoletana. Conclude l’artigiano: “Il cuore del nostro lavoro si svolge in questa bottega, tra questo banchetto e quella macchina che utilizziamo per le cuciture”.

I due artigiani non pensano minimamente ad ingrandire la propria produzione. Dicono che la qualità del lavoro artigianale ne risentirebbe. E se un domani un figlio magari scegliesse di intraprendere la strada percorsa dai genitori? Insieme: “Magari!”. Prosegue poi Luca: “Il figlio maschio è molto portato. Ovviamente, proverà a realizzare prima i propri sogni. Non rinnega tuttavia questo mestiere, tutt’altro”. Lunga vita alla ditta Talarico, dunque. Lunga vita all’artigianato napoletano, che nonostante tutto, nonostante le problematiche legate alla concorrenza con le proprie produzioni in serie, non si estingue, reinventandosi nella promozione di un commercio antico, etico e, soprattutto, sostenibile.

© 2025 Giovanni Scotti

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